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Oriundi dell'Alta Italia
a Fregionaia

Edificata dalla contessa Matilde circa nel 1107 e rinnovata nel 1252, Santa Maria a Fregionaia (Maggiano-Lucca) ebbe una pregevole storia dal punto di vista religioso a partire dal 1401-1402 quando don Leone Gherardini di Santa Croce di Mortara (Pavia) si stabilì nel monastero insieme al confratello don Taddeo da Bagnasco e vi introdusse la perfetta osservanza della regola di sant'Agostino.
La piccola comunità da loro formata ebbe fin da subito successo nell’ambito delle riforme che la Chiesa sentiva urgenti in quel secolo travagliato ed attirò una decina di nuovi canonici. La sua osservanza venne poi offerta a altri conventi, che papa Martino V, con bolla del 30 giugno 1421, riunì in una congregazione, detta proprio di Santa Maria di Fregionaia. Eugenio IV quindi riformò con essa il capitolo di San Giovanni in Laterano e, dal 10 gennaio 1445, le conferì il titolo di Congregatio Salvatoris Lateransensis. A Santa Maria questa restò fino al 1769 quando il Senato della Repubblica lucchese chiese a papa Clemente XIV la sua soppressione. Dal 1772 l’edificio divenne sede di un manicomio, rimasto celebre nel Novecento grazie ai romanzi di Mario Tobino (v. Le libere donne di Magliano, 1953).

Nei tempi seguenti alla rifondazione di don Leone il monastero fu abitato da molti religiosi originari del Nord Italia, fatto che stupì già lo studioso Nicola Widloecher, in quanto il centro della Congregazione era a Roma e a Lucca (v. La Congregazione dei Canonici Regolari Lateranensi, 1929, p. 353).
Nei documenti di archivio gli oriundi compaiono numerosi nell’ultimo ventennio del Quattrocento. Il 17 ottobre 1481 il priore fu don Evangelista da Piacenza che si occupò della vendita di una casa a Spoleto, eredità per testamento ante religionis ingressum del p. Feliciano – parte del ricavato doveva essere dato alle monache di San Matteo di questa città. P. Evangelista è menzionato anche il 3 aprile 1483 quando restituì a ser Giorgio “del camarlengo” tre cinture d’argento e dieci anelli dati “per sigurtà” di un pagamento. Lasciò la carica lo stesso anno a favore di don Andrea da Milano.
Più chiarificatore di tale ‘migrazione’ è un documento del 22 luglio 1489 quando si adunò a Fregionaia il collegio e il capitolo dei monaci per deliberare sulla costruzione di una casa sopra una possessione “in del Gagno”. Priore era don Antonio da Mortara, vicario don Feliciano da Brescia , visitatore don Battista da Lucca; altri monaci erano don Gregorio di Schiavonia [= Slovenia?], don Macario da Cremona, don Piero da Reggio, don Apollonio da Bergamo, don Iacomo da Firenze, don Giannino da Bergamo, don Raymondo da Sarzana, don Augustino da Genova e don Cherubino da Genova. Il 18 ottobre dello stesso anno era visitatore don Chimento da Pavia.

Tra le carte del periodo si trova anche un curioso appunto sulla distribuzione delle candele da farsi, come era uso, il 2 febbraio (Candelora): “Memoria dell’ordine si ha servare in visitare e reconoscere li amici nostri e benefactori singulari circa la distributione delle candelle benedette”.
Si tratta di una interessante lista di nomi con correzioni e biffature (cancellature fatte tracciando un rigo sopra). In calce si avverte che sebbene i prelati possano conferire secondo il loro arbitrio e prudenza le candele benedette ai benefattori dai quali avevano ricevuto dei favori, tuttavia, a causa di possibili mutazioni, sarebbe stato bene distribuirle con un certo ordine. Pertanto, come uso lodevole della religione, si annotava con “litera A illi sunt principales, ubi litera E mediocres, ubi I inferiores ubi V O et V infimi iuxta singulorum gradus ...”.
La riportiamo (i nomi biffati sono tra < >):

“Candella onz. VI [6 once]
< Franciscus Martini Zinanni > E [passato ad] A
Petrus de Podio [= da qui in poi del Poggio] E [passato ad] A
Ioannes Baptista Malpiglia E [passato ad] A
< Ioannes Baptiste Trenta > E [passato ad] A
Andreas de Podio E [passato ad] A
Rector hospitalis de Podio E [passato ad] A
Benedictus Bonvisius E [passato ad] A
Hieronumus Liena E [passato ad] A
Magister Gerardus E
ser Petrus Berti E
[a lato] Ioannes Balbani E
Stefanus Baptiste de Podio E
Leonardus Totti E
Solicitator noster ser Dominicus I [avvocato di corte]
Barbitonsores Aromatarius noster I [barbiere - farmacista]

[a sinistra] De ordine servato circa distributionem candellarum
Principales
Iacobus de Guinizano A
< Nicolaus de Nozeto > A
Nicolaus Tegrimus A
Ioannes Guidizonis A
D. Dominicus Gallicani A onz. VI
< Petrus Guercii > A onz. VI
Antonius De(o)dati A onz. VI
Francescus Balbani A onz. VI
Paulus Balbani A onz. VI
D. < Francisci > Mattheus Francischini
< Petrus de Porticu > A
Heronymus Bernardi A
< ser Iacobus de Podio canzelarius > A
< Philippus Gentilis > A
ser Iacobus Donati A
< Stefanus de Podio >
Domina Elisabeth Borlamacha E
Domina Clara de Tegrimis E
Domina Anzelica soror episcopi urbinatis E [sorella del vescovo di Urbino Filippo Contorni lucchese, + 1491]
Uxor d. Nicolai I
Servitor vexilliferi O
Nonnulli datiarii ac portinarii a quibus multa servitia consequuntur quotidie O V” [Qualche dazzaiolo o addetto alle porte dai quali si ricevono quotidianamente molti servizi].

Paola Ircani Menichini, 29 novembre 2019. Tutti i diritti riservati